Preghiera

 



Ci rivolgiamo a Dio tramite le preghiere; non sempre devono essere quelle imparate nella catechesi o pronunciate in chiesa.

Preghiera è dialogo: quando siamo soli, il nostro stato motivo interiore condiziona il contenuto.

Il momento della sofferenza, di un lutto, di una malattia, del lavoro, della salute, tutto ciò che ci coinvolge nell’intimo, aiuta a trovare le parole aperte ai nostri segreti personali: quelli che non riveliamo agli amici, ai nostri cari, ma consapevoli che a Dio non sono nascosti.

Nella preghiera noi ci troviamo in uno stato di presenza, è palese che le nostre parole non sono rivolte a un Dio del passato: un Dio mortale non sarebbe plausibile. Non ci rivolgiamo a un Dio del futuro: un Dio che deve nascere, anche questo non plausibile con l’immortalità.

Il nostro Dio è presente, quando condividiamo lo stato di presenza, la nostra preghiera diventa spirituale; le parole pronunciate sono ascoltate è trasmesse in silenzio.

Il silenzio è la culla dello spirito, ogni parola viene accolta.

Lo spirito non ha bisogno della voce; nella nostra intimità noi ascoltiamo la nostra preghiera, noi sappiamo esattamente che la parola: è il contenuto della nostra preghiera; siamo consapevoli che viviamo il presente reale, il nostro rapporto con Dio è reale.

Dio ci ascolta, noi ci ascoltiamo, la preghiera è verità; dire falsità, fantasticare, insultare non è frutto del nostro spirito ma del male sempre in lotta per affermare passato e futuro; il suo agire avviene attraverso l’aggressività psicologica; stati di vessazione emotiva lesivi che stanziano e si evolvono nel nostro pensiero.

In presenza e tramite la preghiera noi boicottiamo il pensiero, siamo liberi; l’attimo presente esprime la certezza e la concretezza che il dialogo è reale; le nostre parole non sono un compromesso, non barattiamo con Dio, siamo in intimità, la nostra fede esprime in modo naturale l’umile affezione.

Il silenzio è ascolto; la preghiera annulla il distacco e ci mette in relazione con Dio: rivolgersi per ottenere qualcosa, supplicare, esortare, implorare un aiuto non deve metterci in uno stato di inquietudine.

Parlare, conversare, dialogare: è preghiera. La nostra preghiera aperta e sincera non è inferiore né superiore ad ogni altra preghiera scritta o divulgata dalla nostra religione. Il presente è Dio, tramite il nostro silenzio apriamo lo stato di ascolto e con ciò tutta la nostra riservatezza svanisce; fidandoci senza riserve, confidiamo il nostro stato d’animo, i nostri segreti, le nostre colpe, le nostre malattie, le nostre preoccupazioni, l’aiuto per coloro che amiamo, le sofferenze del mondo.

La preghiera è la forma più semplice e diretta per staccare il pensiero, isolare la nostra mente e prenderci in mano il nostro presente; diventiamo spirituali e, tutta la nostra attenzione è rivolta a noi stessi.

Entrare nello spazio della preghiera, significa abitate la nostra casa, dirigere la concentrazione al nostro essere, questo stato ci consente di parlare ed ascoltare la nostra intimità; liberandola per esporla a Dio senza vergogna; qualsiasi cosa noi confessiamo, bella o brutta, lo facciamo difronte all’amore.
In questo rapporto diretto con l’amore, noi diventiamo giudici di noi stessi, nelle parole riconosciamo i nostri errori; il perdono avviene attraverso la nostra consapevolezza di riconoscere la gravità delle nostre azioni di conclamare il rifiuto a proseguire nella stessa direzione.
Voltare pagina; promessa del cambiamento, inizio di un nuovo percorso.