La nascita è l'istante più lungo della nostra esistenza. Ogni istante successivo non allunga la nostra vita, ma l'accorcia. Tutti noi facciamo l'errore che la crescita allunghi la vita; ciò che avviene è il suo opposto: per questa ragione perdiamo la consapevolezza spirituale.
Il primo vagito è il primo respiro di un lungo percorso, non conosciamo il luogo e il tempo dove si manifesterà l’ultimo attimo. Tutti noi sappiamo che la nostra presenza ha un tempo stabilito, possiamo avere un'ipotesi, la più ottimistica è quella di raggiungere i cento anni; questo termine o qualsiasi altro stabilisce che il primo respiro è l’inizio, ogni suo successivo accorcia il nostro tempo. Il primo lamento annuncia la vita e il respiro rivela presenza dello spirito; ogni nostro attimo lo viviamo in spirito, lo vediamo dalla felicità del bambino: sorride, gioisce, piange, dorme, riempie un vuoto, occupa uno spazio che esprime presenza di Dio. Un dono; le nostre esperienze in eredità per garantire un futuro alle nuove generazioni. A questo bambino dobbiamo consegnare le nostre gioie e nascondere le nostre pene. Il primo che è sceso sul nostro pianeta ha imparato a vivere, a crescere, a nutrirsi, a difendersi, così dobbiamo fare anche noi, lasciamo che impari da solo, che chieda di conoscere le cose che lo circondano per l'innata curiosità, senza imporsi. Possiede lo spirito d'iniziativa e la conoscenza di una libera scelta per soddisfare un bisogno. Evitiamo di governare il reciproco rapporto, mischiando: emozioni, tensioni e indisponibilità d'animo; quasi sempre governati dal pensiero. I bambini non hanno il pensiero, non dobbiamo consegnare questo nemico che si nutre di ogni cosa che non sia il presente, un’irrealtà invasiva che tortura la realtà, quella dell’attimo presente che ci riempie di ogni cosa dentro il nostro spazio e ci libera dalla solitudine. Osserva ciò che sei, chi sei, dove sei, più precisamente vivi nel mondo perché sei nel mondo, un paradiso terrestre, dove la natura ti accoglie, ti nutre, ti protegge.
Dal Vangelo di Marco. (13) Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. (14) Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. (15) In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». (16) E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
I bambini sono in spirito, quando gli consegnate un cellulare, un computer, li lasciate davanti al televisore, o li consegnate alle istituzioni: il figlio nato da Voi diventa il figlio di altri. Dal concepimento all'età di adolescenza egli ha bisogno solo di imparare, vedere le cose attraverso i suoi occhi, non attraverso quelli di sconosciuti. Tornate e siate bambini, insegnate loro come un compagno di banco o di giochi, il vostro amore non può essere sostituito, non metteteli in custodia a strumenti digitali o alla burocrazia. Guardateli con occhi diversi e scoprite la presenza di Gesù in loro. Tuo figlio è figlio di Dio, o donna fortunata, egli è qui per vivere il mondo, non è uno strumento del mondo. Tutte le cose che lo circondano sono per nutrirlo di amore, a lui si rivelano quando ne ha bisogno.